Ci sono, in quella della Roma Antica ma credo in tutte le
cucine contemporanee e passate, delle ricette che si possono definire
"d'ingresso". Queste sono forse ricette più semplici, oppure più
note, più rappresentative; sono tra le prime con cui ci si approccia ad una
nuova cucina.
L'Epityrum, per quanto riguarda la
Roma Antica, è una di queste.
L'Epityrum sulla tavola di un'Archeocena |
Le olive sono le protagoniste di questo piatto, la ricetta è
di Catone ed è veramente semplice da realizzare.
Leggendo le parole dell'autore abbiamo questa lista di
ingredienti, diamogli un'occhiata:
- olive "bianche" o nere oppure screziate, per
bianche sono da intendersi quelle verdi;
- olio, ovviamente è sottinteso d'oliva, extra vergine;
- aceto, prenderei in considerazione quello di vino bianco;
- coriandolo, in semi da macinare in alternativa, ma sarebbe
preferibile usare il coriandolo in foglie
fresche. Catone non specifica altro e
tra le due opzioni preferisco quella più delicata dell'ingrediente fresco.
Continuiamo...
- cumino, in semi;
- finocchietto, idem;
- ruta. La ruta è una pianta che nell'antichità si usava
molto. Oggi non è semplice da trovare anche perché è molto stagionale. Spesso può essere
sostituita, nella rievocazione di piatti antichi, con un trito di prezzemolo e
sedano.
- menta.
Il testo di Catone |
La ricetta si presta ad essere un antipasto contemporaneo da
servire su una bruschettina di pane integrale o al farro per esaltarne le
caratteristiche rustiche. Quindi volendone preparare per una ventina di piccole
bruschette la lista degli ingredienti si può adattare come segue:
- 700 gr di olive miste tra verdi e nere.
- 50 gr di olio extravergine di olive
- 3 cucchiaini di aceto di vino bianco
- 1 manciata di foglie di coriandolo oppure mezzo cucchiaino
di semi
- mezzo cucchiaino di semi di cumino
- 1 cucchiaino di semi di finocchietto
- 1 ciuffo prezzemolo e 10 foglie di sedano per sostituite
un ciuffo di ruta
- 10 foglie di menta fresca.
Procedimento:
Denocciolare le olive e tritarle preferibilmente con un
coltello su un tagliere, un mixer, frullatore o simili possono andare
bene anche se il risultato sarà molto diverso in termini di consistenza. Questo
pietanza mi piace proporla con una certa "texture" al palato che solo
il coltello può dare.
Lavare e tritare le foglie di coriandolo, di prezzemolo e di
sedano.
In un mortaio, ma anche in questo caso in un mixer se avete
fretta o vi manca il mortaio, pestare i semi di cumino e finocchio.
A questo punto si unisce il tutto: le erbe tritate e le
spezie macinate si mescolano alle olive. Si aggiungono l'aceto e l'olio a filo,
sempre mescolando. Mantenersi abbondanti con l'olio.
Si assaggia ed eventualmente si corregge di sale.
L'Epityrum è pronto e dopo averlo fatto riposare per qualche
ora, può accompagnare il pane. Prosit.
Olive tra coltello e tagliere |
Alcune note su questa ricetta:
- Esiste una versione di Columella di questa ricetta: se ne
parlerà in un altro post.
- Non esiste una versione di Apicio. Contrariamente a quanto
si legge in alcuni siti...Apicio di Epityrum non ne ha mai parlato, almeno nei
testi ad oggi noti.
- Leggendo Catone "in orculam condito, oleum supra
siet" dovremmo sommergere l'Epityrum di olio quando questo è pronto; nella
ricetta proposta non è così perché la preparazione di Catone è finalizzata a
conservare l'Epityrum (l'orcio è un vaso panciuto nel quale si conservavano gli
alimenti).
- Se si è golosi di olive, sappiate che questo piatto
provoca dipendenza ed assuefazione.
- Fonte: Catone, De Agri Cultura cap 120, trad. G. Berengo,
ed. Antonelli 1846 Venezia
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